I primi 14 episodi di Nana raccontati con i monologhi iniziali

PRIMA PARTE

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  1. Mamiya*
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    La città in cui sono nata è circondata dalle montagne, e non è né troppo grande, né troppo piccola. Non la si può definire un paese, ma neanche una metropoli. Di turisti non se ne vedono mai, da queste parti. Io sono la seconda di tre sorelle. I miei genitori mi hanno allevata senza troppe pretese, un po’ alla buona. Frequento una normale scuola femminile della mia prefettura... e sono giunta alla fine dell’ultimo anno.

    Non so dove sono nata. Non ho mai visto il volto di mio padre, e ho dimenticato completamente quello di mia madre. Quando avevo quattro anni, mi sono trasferita in questa città lungo la costa, e sono stata allevata da mia nonna, che gestiva un piccolo ristorante, e che non mi ha mai risparmiato le critiche. Adesso passo la maggior parte del tempo svolgendo un lavoro part-time… e intanto coltivo il mio sogno…

    Senti Nana, ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrate? Lo sai, io sono il tipo che crede fermamente nel destino, quindi sono assolutamente convinta che il nostro incontro sia stato voluto dal fato. Ridi pure, se vuoi…

    Ti ricordi, Nana? Sedevamo l’una accanto all’altra sulla sponda del fiume, e guardavamo la luce colorare la superficie dell’acqua… fammi ascoltare ancora una volta la melodia che canticchiavi in quei momenti… Stranamente il fatto di cominciare una nuova vita indipendente insieme a Nana …non mi dava il benché minimo pensiero. Anche se non saprei dire esattamente il perché.

    Vivienne Westwood. I Sex Pistols. Le Seven Stars. Il caffelatte e la torta con le fragile. E poi, i fiori di Ren. Le cose preferite di Nana sono sempre le stesse, nel corso degli anni. Per una ragazza volubile come me, questa costanza era addirittura affascinante…

    Sai Nana. A quei tempi eri un po’ come un gatto randagio, scapestrata, libera, orgogliosa… ma nel cuore albergava una ferita insanabile. Ottusa come sono, pensavo che anche questo particolare aggiungesse qualcosa al tuo fascino.Senza rendermi conto di quanto dolore ti costasse…

    In una situazione in cui capivo di non poter continuare ad appoggiarmi agli altri, senza peraltro riuscire a maturare davvero, Nana mi fece vivere un sogno dolcissimo. Assomigliava molto ala felicità del primo amore…

    Senti Nana… sei ancora convinta di non avere una patria? Io penso invece che la tua patria sia accanto a quel tavolo e a quelle sedie, sotto la finestra… come se da allora non fosse cambiato niente…

    Nana cantò la canzone di Nobu ancora priva di testo,aggiungendovi delle parole in un inglese senza senso. E io divenni prigioniera di quella voce, come se un misterioso incantesimo mi stesse avvolgendo nella sua spirale…

    Il tavolo come palcoscenico… il cellulare come microfono, e la luna crescente come riflettore. L’unica persona capace di fare questo incantesimo è Nana. Di questo sono convinta ancora oggi…


    [CONTINUA...]


    Edited by Mamiya* - 12/10/2008, 21:30
     
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  2. Martha...
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    bellissima idea! adoro quei monologhi... image
     
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  3. •Miry~
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    Si, sono molto espressivi e belli *_*
     
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    Sarai sempre nel mio cuore, nella mia mente e nella tomba.

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    Che malinconia ç.ç però sono introduzioni bellissime
     
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    Il tavolo come palcoscenico… il cellulare come microfono, e la luna crescente come riflettore. L’unica persona capace di fare questo incantesimo è Nana. Di questo sono convinta ancora oggi…

    che bella questa frase!!!!
     
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4 replies since 11/10/2008, 19:59   316 views
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